mercoledì, giugno 18, 2008

Ecco Vittoria!

giovedì, dicembre 20, 2007

Storia di natale di Semino Piccolo

Questa storia di Semino Piccolo presenta dei personaggi che saranno introdotti meglio nelle puntate a venire ma, dato il periodo natalizio credo sia il caso di pubblicarla ora. E' anche magnificamente illustrata dal Nonno Beppe!

Era la vigilia di Natale, il bosco era ricoperto dalla neve, Semino Piccolo passeggiava con i suoi amici il folletto Bahli e la fatina Mirtilla. Ad un certo punto videro sotto un albero un folletto tutto vestito di rosso che piangeva. “Chi sei?” chiese Mirtilla. “Perché piangi?” chiese Semino Piccolo. “Ma di rosso sono vestiti solo i folletti del Natale...” disse Bahli.

“Mi chiamo Chris, sono un folletto del Natale, piango perché avevo portato qui le renne di nuvola di Babbo Natale per far loro brucare l'erba, mi sono addormentato e sono scomparse, non le trovo più... oh povero me! I bambini questa notte non avranno regali!!!”

“Io so dove possono essere!!!” disse Semino Piccolo “Le ritroveremo noi. Bahli corri a prendere Carotino!”


Bahli tornò poco dopo in sella a Carotino, il ciuchino alato. Mirtilla rimase a consolare Chris e Semino piccolo e Bahli volarono con Carotino verso il monte Libro Aperto: “Sono renne di nuvola: sono sicuramente lì,” aveva detto Semino Piccolo “la cima del Libro Aperto è sempre avvolta dalle nuvole.” E infatti le trovarono. Misero Carotino a guidare il tiro e partirono tutti per il Polo Nord.


Quando arrivarono al Polo trovarono Babbo Natale ad aspettarli: era molto preoccupato per Chris e per le renne e fu contento di vedere che stavano tutti bene. Si era fatto tardi, così tutti aiutarono a caricare i regali sulla slitta e Babbo Natale poté partire in tempo e portare i regali a tutti i bambini. I piccoli del bosco del Melo salutarono il loro nuovo amico Chris e tornarono a casa.


Quella sera Semino Piccolo si mise il pigiamino, preparò dei biscotti e un bicchiere di latte per Babbo Natale e si mise alla finestra aspettando di vederlo passare davanti alla luna. Era molto felice: aveva un nuovo amico e, anche grazie a lei, tutti i bambini avrebbero ricevuto i regali di Natale.


sabato, dicembre 01, 2007

La prima storia di Semino Piccolo

Addormentare una bambina richiede pazienza e fantasia ed è così che babbo Nicola ha fatto nascere Semino Piccolo.
Questa è la prima delle sue avventure inventate dal babbo Nicola e poi soprattutto dalla mamma Marghe; buon divertimento e buona notte.

C'era una volta una bambina piccola, ma così piccola che i suoi genitori l'avevano chiamata Semino Piccolo. Dovete sapere che pesava solo 2 etti!

Semino Piccolo era così piccola che per mandarla a scuola i suoi genitori, che erano una sarta ed un ciabattino, le fecero apposta dei piccolissimi vestiti e delle piccolissime scarpette.

Il primo giorno di scuola Semino Piccolo incontrò tutti i suoi nuovi compagni e si accorse che erano tutti tanto tanto più grandi di lei, pesavano almeno 20 chili! Tornando a casa semino piccolo era molto triste, perché si sentiva diversa da tutti gli altri bambini. Si sedette sotto una quercia e cominciò a fare i conti che le avevano insegnato a fare a scuola: “Io peso 2 etti, i miei amici pesano 20 chili... voglio essere come loro: 1000 volte più grande!”

Sotto quella quercia viveva uno gnomo (e gli gnomi si sa, possono fare magie!) che vedendola così triste decise di esaudire il suo desiderio. Nel frattempo Semino Piccolo si era addormentata e, al suo risveglio, si accorse che la quercia era molto molto più piccola... Continuando a camminare nel bosco del Melo (la sua casa era in una radura ai margini di quel bosco) tutte le piante, tutte le pietre e tutti gli animali le sembravano piccoli! Quando arrivò davanti a casa si accorse che anche questa le sembrava piccola e allora capì che non si era rimpicciolito tutto, ma era lei che era diventata enorme! Semino Piccolo aveva sbagliato a fare i conti: per diventare come i suoi amici non doveva essere 1000 volte più grande, ma solo 100 volte.

Semino Piccolo era disperata. I suoi genitori cercarono di calmarla, ma lei era inconsolabile; alla fine si addormentò nella radura perché era troppo grande per entrare in casa e andare nel suo lettino. I suoi genitori lavorarono tutta la notte per farle enormi scarpe e un grandissimo vestito di modo che il giorno dopo potesse andare a scuola.

Quando la mattina arrivò a scuola era il doppio della maestra e tutti i bambini che quando era piccola la coccolavano ora la prendevano in giro. Tornando a casa quel giorno Semino Piccolo era proprio avvilita, si fermò sotto la quercia e si mise a piangere, a piangere con così tante lacrime e così grosse che formarono un ruscello che scorrendo allagò la casa dello gnomo che viveva sotto la quercia. Lo gnomo uscì per vedere che cosa stava succedendo: “Perché piangi?” le chiese.

“Prima ero piccolissima e mi sentivo diversa dagli altri ma tutti mi coccolavano. Adesso sono enorme e tutti mi prendono in giro!”

“Ma sei tu che hai chiesto di diventare 1000 volte più grande e sono io che ho esaudito il tuo desiderio!” disse lo gnomo.

“Ma io ho sbagliato a fare i conti! Volevo solo essere uguale a tutti gli altri bambini!” disse Semino Piccolo.

“Ti farò diventare 10 volte più piccola di come sei ora, come tutti gli altri bambini, ma mi devi promettere che imparerai a fare i conti e che starai attenta a quello che chiedi, perché a volte i desideri si avverano!” disse lo gnomo, agitò il suo nodoso bastone e d'un tratto Semino Piccolo diventò, per la prima volta nella sua vita, una bambina normale.

martedì, luglio 24, 2007

Ninna nanna: Luna dolce Luna

Questa ninna nanna è la preferita della mia piccolina.
"Una" chiede e si prepara ad ascoltare. Eccola qua:

Luna, dolce Luna cosa guardi tu
Luna dolce Luna cosa cerchi tu.
Il tuo bimbo dolce nella notte blu,
dorme la mia pulce col nasino in su.
Luna dolce Luna a chi pensi tu
Luna dolce Luna cosa cerchi tu.
Vedo nel tuo viso un pigiama blu
si apre il tuo sorriso che non scordo più.
Buonanotte Luna sogna un po’ di me.
Buonanotte Luna sognerò di te.
Per tutta la notte io ti cullerò,
per tutta la notte non ti lascerò.

martedì, ottobre 24, 2006

Cecco grullo

La fiaba di Cecco grullo (o Cecco strullo) come la so io:

Cecco grullo era un ragazzo tanto buono, tanto bravo, ma che di cervello ne aveva veramente poco. Il suo babbo e la sua mamma gli volevano tanto bene, ma di tanto in tanto si disperavano per la completa mancanza di intelligenza del proprio figliolo.
Basti pensare a cosa fece Cecco quella volta che il babbo e la mamma dovevano andare al mercato -essi erano due poveri contadini- per vendere il ricavato del loro orto. La mamma disse a cecco:
"Noi andiamo e torniamo tardi. Per favore Cecco per cena facci trovare un po' di cavolo strascicato, almeno riusciremo a fare cena" e, dopo tante raccomandazioni -perché a Cecco bisognava spiegare tutto per filo e per segno- presero la loro frutta e si recarono al mercato.
Quando tornarono, entrando in casa, trovarono la tavola apparecchiata, si guardarono e pensarono che il loro figlio era proprio un tesoro. Subito arrivò Cecco tutto trafelato e con il fiatone mostrando fiero un mazzo di gambi di cavlo legari ad una corda, tutti sfrangiati e sporchi.
Inorriditi i genitori esclamarono: "Cecco cosa hai fatto!" e lui tutto fiero rispose che il cavolo lo aveva strascicato, come gli aveva detto la mamma. E ci aveva messo tutto l'impegno perché lo aveva strascicato per tutto l'orto per mezza giornata! I poveri genitori si rassegnarono e si consolarono del fatto che il loro figlio anche se grullo gli voleva tanto bene.

Un'altra volta i genitori, dovendo sempre recarsi in città per la giornata lasciarono istruzioni ben precise a Cecco per preparargli un po' di cena quando sarebbero tornati. Pensa pensa si dissero che i fagioli bolliti non li poteva proprio sbagliare. Allora la mamma disse a Cecco: "Per favore Cecco per cena preparaci du' fagioli bolliti" e quindi spiegò per filo e per segno tutto quello che avrebbe dovuto fare a partire dall'accendere il fuoco, l'acqua nella pentola e via e via senza omettere un solo passaggio. Alla fine Cecco disse: "Mamma non ti preoccupare, ho capito tutto, vi preparerò i fagioli alla perfezione".
Quella sera i genitori di Cecco tornarono stanchi e trovarono il loro figliolo ad aspettarli sulla porta, tutto felice. Entrando trovarono la casa perfettamente a posto, la tavola apparecchiata e la pentola fumante sul fuoco appena spento. "Bravo Cecco!" Esclamò la mamma andando alla pentola mentre il babbo si sedeva a tavola contento. La mamma prese il ramaiolo e cominciò a pescare dalla pentola... fruga fruga non trovava fagioli ed allora, già preoccupata chiese a Cecco come mai non c'erano fagioli nella pentola; Cecco rispose: "ho fatto esattamente come hai detto tu; ho buttato due fagioli, dopo u po' ne ho assaggiato uno per controllare la cottura ma era ancora crudo, dopo un altro po' ne ho assaggiato un'altro ed era cotto perfettamente, allora ho spento il fuoco." La mamma, ormai in lacrime tentò di spiegare a Cecco che buttare du' fagioli era un modo di dire e che che non va interpretato alla lettera, ma Cecco apparve non cogliere appieno la sfumatura. Sconsolati i due genitori andarono a letto dopo aver mangiato solo un po' di pane e cipolla.

Poco tempo dopo questi fatti tra i contadini della zona girò voce, un giorno, che dei ladroni stavano depredando le cascine dei dintorni. Allarmati i genitori di Cecco decisero di prendere tutte le poche cose di valore che avevano in casa, metterle in un sacco e di lasciare la zona per andare da una zia che abitava in città; almeno finché i ladroni non avessero finito di fare il giro delle cascine. Quando furono pronti uscirono in testa i genitori, carichi come muli, e a seguire uscì Cecco. Il babbo, che era davanti disse a Cecco senza voltarsi: "Cecco, tirati dietro l'uscio quando esci, mi raccomando" e Cecco, che era un ragazzone grande e grosso, uscendo, alzò la porta di casa dai cardini e, con un po' di sforzo, se la mise in spalla. Continuarono così camminando per un pezzetto finché non sentirono sfrascare vicino al sentiero, subito il babbo disse: "Svelti, saliamo su quella quercia!". Dopo poco il babbo e la mamma, con la forza della disperazione, erano in cima all'albero con i loro sacchi; si voltarono verso il basso e videro Cecco che saliva a fatica con l'uscio di casa. Il babbo represse un urlo di disperazione e la mamma si mise a singhiozzare flebilmente. Quando Cecco fu arrivato ad una forcella di un ramo della quercia vi poggiò l'uscio e ci si sdraiò esausto sopra. Il babbo ebbe appena la forza di chiedere perché mai Cecco avesse scardinato la porta, lacsiando così via libera in casa ai ladroni; Cecco rispose che era stato lui a chiedergli di tirarsi dietro l'uscio. Porprio in quel mentre sotto di loro arrivarono i ladroni che si stesero sotto l'albero a riposare. A Cecco ed ai suoi genitori non rimase che stare immobili ad aspettare; Cecco si addormentò addirittura per la stanchezza.
Dopo un po' di tempo, sarà stata un'ora, i ladroni cominciarono a spartirsi il bottino e, dopo poco nacque un litigio per la divisione. Uno dei ladroni, alterato, alzò particolarmente la voce e Cecco si svegliò di soprassalto. A questo punto successe che il ramo si spezzò e Cecco piombò esattamente sulla testa dei ladroni, stendendoli di un colpo.

Insomma, Cecco ed i suoi raccolsero tutto il bottino dei ladroni, legarono questi come salami e ritornarono alla loro casa. Fecero anche il giro dei vicini che poterono riappropriarsi delle proprie cose e Cecco divenne l'eroe di tutto il paese e, anche se a volte faceva cose un po' strampalate, nessuno osò mai più dargli del grullo.

Stretta la foglia, lunga la via, dite la vostra che io ho detto la mia.

Cecco Bilecco

Questa filastrocca si esegue in modo molto simile a "Cavallino arrì arrò" ma si fa dondolare il bambino avanti ed indietro come per remare. Naturalmente alla fine si fa andare tutto indietro come se cadesse.

Cecco Bilecco monta sullo stecco
lo stecco si rompe Cecco va sul ponte
il ponte rovina cecco va in farina
la farina si staccia Cecco si sculaccia
sodo sodo Cecco va nel brodo
il brodo si beve Cecco va nella neve
la neve si strugge guarda Cecco come fugge!

Cavallino arrì arrò

Da cantare con il bimbo sulle ginocchia facendolo saltellare, all'ultima parola dell'ultima strofa si finge di far cadere il bimbo (che si diverte moltissimo, l'effetto suspance funziona sempre!!)

Cavallino arrì arrò
prendi la biada che ti do
prendi i ferri che ti metto
per andare a San Francesco
a San Francesco c'è una via
che portava a casa mia
a casa mia c'è un altare
con tre monache a cantare
ce n'è una più vecchietta
Santa Barbara Benedetta!